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Prime Esperienze

A casa di Alice


di ringo00
08.08.2022    |    12.390    |    3 9.9
"Per calmare i bollettini spiriti mi feci una lunga nuotata, e l’acqua fredda mi aiutò a calmare il membro..."
~ATTENZIONE ~ QUESTO RACCONTO È UN’OPERA DI FANTASIA. OGNI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALI È PURAMENTE CASUALE

Visto che avete apprezzato la storia di Alice ho deciso di continuare. Buona lettura
Dopo quella estenuante scopata nella pineta stavo tornando in albergo, prima che mia madre si accorgesse della mia assenza. Sentivo le palle vuote, e il buchino dietro ancora umido della saliva di Alice. Prima che me ne andassi, mi aveva urlato dietro che ci sarebbe stata una seconda volta. Ancora… al solo pensiero laggiù ebbi un sussulto; meglio non farsi beccare da mamma con l'alzabandiera, per cui approfittai di un vicoletto vuoto per spararmi l’ennesima sega. Non uscì quasi nulla, ma almeno sembrò calmarsi. Feci appena in tempo a rientrare, mamma si era appena alzata, e fu piuttosto sorpresa di trovarmi già in piedi. “Mi sono appena svegliato “, mentii spudoratamente. Dopo colazione scendemmo in spiaggia, e come il giorno prima, Alice fece il suo spettacolare ingresso in scena, e ebbi il mio bel daffare a nascondere il durello. Fece finta che non fosse successo nulla, ma captai una fugace ed eloquente strizzatina d’occhio. Lei e mamma chiacchierarono per un bel pezzo, durante il quale riuscii a controllarmi senza eccitarmi troppo; quando Alice prese congedo mi si avvicinò, e in un sussurro disse: “Vieni a casa mia più tardi, che ti offro un caffè…” Poi, con un tono normale aggiunse “Ciao, bel faccino, ci vediamo…”
La osservai inebetito mentre si allontanava, o meglio osservai l’ipnotico movimento del suo sontuoso lato b. Per calmare i bollettini spiriti mi feci una lunga nuotata, e l’acqua fredda mi aiutò a calmare il membro. Il resto della mattinata sembrava non passare mai, era un continuo sbirciare l’orologio, e quando finalmente arrivò mezzogiorno buttai giù il pranzo, dicendo a mamma che dovevo andare a giocare a beach volley. Era una balla, ovviamente, ma abbastanza credibile per assicurarmi un pomeriggio di libertà. Mi recai quasi correndo all’indirizzo datomi da Alice, giungendo ad una bella villetta con giardino, in una zona tranquilla. Emozionato, suonai il campanello e da dentro giunse la sua voce: “Entra pure, caro, sono in salotto!”
Entrai e varcata la soglia del salotto mi trovai davanti quello che probabilmente è il sogno erotico di ogni maschio su questo pianeta: Alice era seduta in poltrona, completamente nuda, con un sorriso che era tutto un programma. Restai lì come un fesso, sconvolto da quella affascinante visione. Non ha il segno dello slip, prende il sole tutta nuda, pensai stupidamente.
“Ben arrivato, bel porcellino, hai fatto in fretta… Eri così ansioso di rivedermi? No, non serve che rispondi: quel bel bozzo nei pantaloni è un sí !”
Era vero, tutto vero; non vedevo l’ora di incontrare di nuovo il fantasma che turbava i miei sogni. C’era un divano con un tavolino che separava me e Alice, sul quale fumavano due chicchere di caffè. Mi fece cenno sedermi, ma mi fermò: “Spogliati, caro, dai… Voglio il tuo corpo nudo.” Tra mille titubanze mi tolsi maglietta e pantaloni, ma quando fu la volta delle mutande mi fermai, esitante; con un sospiro, Alice si alzò e con un gesto deciso mi calò le mutande alle caviglie, dalle quali poi saltai fuori. Alice mi guardò con approvazione e finalmente ci prendemmo il caffè. Era strano essere in giro così, tutto nudo, mentre lei sembrava essere a suo completo agio. Sedeva in poltrona con posa da modella, per poi allargare improvvisamente le cosce, mostrando tutta la mercanzia, facendomi quasi soffocare col caffè.
“Eheh, stuzzicarti è proprio divertente, sai? Diventi rosso come un pomodoro, che amore…” Posata la tazzina sul tavolo mi raggiunse sul divano, cingendomi le spalle con un braccio; ero imbarazzato a morte, la mia guancia era premuta sulla tetta di Alice… così morbida, calda, e profumata…
“Non fare complimenti, eccitati pure… Non serve che ti copri…”
Tolsi le mani che coprivano a stento la mia eccitazione, e Alice esclamò “Ma ciao, bellezza! Fatti accarezzare un attimo.. “
E con la sua mano vellutata lo strinse delicatamente, tirando la pelle fino in fondo; “Mmm, devi masturbarti di più, così la pelle diventerà bella elastica. In compenso queste due belle palle sono già pronte a produrre tanta bella sborra calda. “ disse, mentre solleticava i miei testicoli.
Il mio povero membro sovraeccitato tremava sotto il suo tocco, tanto che la cappella era già lucida e bagnata, dall’uretra stava facendo capolino una goccia che Alice si portò alla bocca, schioccando le labbra. “I ragazzini hanno sempre un buon sapore.. “
Visto che stavo dando segni di irrequietezza, Alice disse “Sei già al limite, maialino? Allora mettiti a quattro zampe sul divano col culetto bene in vista.”
Si portò dietro di me, divaricando le mie chiappe; in realtà lo speravo, avevo goduto molto la volta prima.
“Hai il buchino bello pulito, molto bene… Adesso rilassati…”
Chiusi gli occhi, sentendo la sua lingua sul buco, e quando superò la rosellina anale un lungo gemito lasciò le mie labbra. Ogni tanto scendeva più giù, leccandomi le palle, per poi rituffare la lingua più in fondo possibile. Dal mio cazzo durissimo stava colando un filo candido di pre sperma, non mi era mai successo prima; Alice mi afferrò il cazzo segandolo velocissima, tanto che in un amen schizzai fuori una bella venuta sul divano; mi strizzó fuori fino all’ultima goccia, poi ginocchia mi cedettero e crollai sul sofà.
“Bella sborrata, caro, ma voglio godere anche io ora.”
Mi girò a pancia in su, e prima che potessi dire ah mi sbattè la sua figona bagnata in faccia. “Lecca, su…”
Affondai la lingua come aveva fatto lei, più in fondo che potevo: le sue labbra si schiusero come petali, il suo bel pelo mi solleticava la faccia, mentre Alice gemeva come una vacca. La afferrai per le chiappe e la tirai verso di me, stavo con la faccia incollata alla passera bollente, lavorando di lingua, finché Alice gridò “Vengoooooh~” riversando una colata di umore bollente su di me. Si mise seduta, ansante, sotto di lei una macchia umida stava allargandosi sul tessuto. Non era soddisfatta, lo si leggeva dal suo sguardo; infatti, allungata la mano dietro il divano, pescó due oggetti: due piccoli vibratori gemelli. Guardai con un brivido, mentre Alice li cospargeva di lubrificante; quando si avvicinò feci un balzo indietro, ma mi rassicuró: “ Su, su, niente capricci. Non sentirai male, vedrai… Girati di qua…”
Le offrii il sedere, e Alice diede un’altra lunga leccata, muovendo la lingua in circolo. “Bene, ora è pronto. Adesso fai un bel respiro e rilaaaaassatiii…”
Un gemito da donnicciola mi sfuggì quando la punta sfiorò il mio culo; Alice spingeva lentamente, la testa del vibratore stava invadendo la mia intimità. Fu davvero gentile, devo ammetterlo: si fermava spesso, senza forzare troppo. Dopo un lungo inserimento, finalmente l’ordigno era sparito dentro di me. “Bravissimo, caro. Con questo godrai come un porco, te lo assicuro… Un attimo che ni preparo anche io.” E con mia sorpresa fece sparire il suo in un colpo solo: “Amo il cazzo in culo, quasi più che nella figa…”
Quella scena aveva dato vigore al mio cazzo, eretto come un cobra. Sorrise compiaciuta: “Molto bene. Adesso vieni con me…” Ancheggiando sinuosa, la matrona mi giudó lungo il corridoio, fino alla sua camera da letto. Durante il tragitto il vibratore mi dava un po’ fastidio, ma in fondo non era poi così male; Alice invece zompettava come una cerbiatta, non doveva essere nuova a quei giochi. Mi fece mettere seduto sul letto, a gambe larghe; riprese il mio cazzo in mano e lo bagnó abbondantemente saliva, lanciandomi nel mentre certe occhiate da porca che avrebbero fatto eccitare pure un santo. Dopo un’ultima insalivata, finalmente Alice mi si sedette in grembo, a gambe ben divaricate: armeggió con il mio cazzo per qualche istante per poi calarsi lentamente, con un lungo gemito. “Adesso la zietta ti fa godere tanto tanto, caro…” Iniziò a cavalcarmi, era esperta, chissà quanti prima di me erano passati per quella passera fradicia. Mi schiaffeggiava giocosamente il viso con le sue zinne, i capezzoli erano durissimi, di un colore quasi rosso, e non resistetti alla voglia di prenderli in bocca: diedi loro una bella succhiata, mordicchiandone uno mentre strizzavo l’altro. La mia improvvisa audacia colpí Alice: “Piccolo tettomane, ti piacciono così tanto le mie grosse, morbide tettone? Allora predi!”
Mi strinse forte al seno, quasi soffocavo, ma non mi importava, credo fosse un bel modo di uscire di scena. Mi lasciò prendere fiato, mostrandomi qualcosa che aveva nella mano: “Sorpresa, caro. Indovina cos’è questo?” Era un piccolo telecomando con due pulsanti; dissi che no, non sapevo cosa potesse essere. Con un sorriso, Alice schiacció un tasto, e il vibratore dentro di me si animó, vibrando così forte da strapparmi un grido. “Te l’ho detto, con questi godi come un porco… Lo Senti come stimola la tua prostata? A voi maschietti piace da impazzire…”
Non mi riuscì di rispondere, ero come in trance dal troppo piacere. Alice azionó il secondo tasto e anche il vibratore sepolto nel suo retto prese vita, sentivo la vibrazione sul mio cazzo dentro di lei. Mordendosi le labbra, Alice gettò la folta chioma all’indietro, esortandomi a fare sul serio: “Voglio che mi scopi come una puttana, Marco, ti farò sborrare anche l’anima!”
La presi per i fianchi, pompandola con tutte le mie forze, cercando di non venire subito, ma era un impresa: le sue tette in faccia, il caldo del suo pube contro lo stomaco, e anche il volto dentro di me… Con un verso rauco le scaricai nella figa la più colossale sborrata della mia vita, e cosa strana non smettevo più, forse era l’effetto del vibratore, chissà… Fatto sta che Alice non se ne lasciò sfuggire nemmeno una goccia, e non mi molló fino a quando non rimasi a secco. Quando finalmente si ammosció, esausto, Alice si sfilò da me, mettendosi in una posizione da squat: davanti ai miei occhi espulse il vibratore, con un lungo gemito e un’espressione finalmente appagata. “Grazie, caro, sono soddisfatta… Era tanto che non avevo entrambi i buchi pieno allo stesso tempo…”
Con delicatezza mi tolse il vibro dal culo, osservandomi lo sfintere rosso e oscenamente dilatato. “Mi sa che ho un po’ esagerato, perdonami… Adesso mettiamo la crema nivea, così ti passa il bruciore. “ Con dolcezza materna mi spalmó la crema fresca, strappandomi un lungo sospiro. Dovetti riposare una mezz’ora per riprendermi, mentre Alice si avvolse in una vestaglia che conteneva a stento le sue forme. Alzatomi, completamente ko, mi ricomposi; era tardi, ormai si era fatta sera, dovevo tornare. Sulla porta di casa, Alice si chinò per baciarmi entrambe le guance: “Spero ti sia piaciuto, caro… Ti aspetto domani, sii puntuale, mi raccomando…” Mi avviai, barcollando tipo ubriaco: era stata una vera goduria, ma anche una mazzata tremenda… Avevo perso la verginità due volte in due giorni, un vero record! Chissà cosa sarebbe successo l’indomani…

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